Ufomammut – Rose Kemp + Last Minute To Jaffna
Un Taurus in continua ascesa, per proposte variegate ed eventi organizzati all’interno del panorama dei locali di Torino e provincia, ci offre una tripletta di formazioni diversamente collocate nell’universo sonoro. Ad aprire la serata ritrovo i Last Minute To Jaffna, che avevo avuto modo di vedere dal vivo a giugno, quando supportarono Lair Of The Minotaur e Capricorns. Rispetto alla volta scorsa risultano meno dispersivi e piu’ focalizzati sulla materializzazione di un sound in bilico tra postcore e noise rock in progressione; giunti a questo punto ritengo che debbano raccogliere le idee e rilasciarle sotto forma di lavoro esteso, al fine di comprendere quali siano le effettive potenzialita’. L’esibizione del terzetto britannico capitanato dalla cantate e chitarrista Rose Kemp mi ha lasciato con un punto interrogativo immaginario dipinto sulla testa (a mo’ di cartone animato o fumetto…); per il semplice motivo che si e’ trattato di un live eccessivamente frammentato, piu’ ricco di pause che di brani, e che ha trasmesso un’impressione di incompletezza. Mi spiego; nelle parti di derivazione hard/dark rock (quasi epico, anche nell’impostazione delle vocals) sanno essere incisivi, ma quando prendono vie piu’ orientate al post rock o alle ballate blues drammatiche o nei momenti di stasi strumentale o laddove e’ la voce a prevalere, si perdono. Capisco che l’intento sia quello di far funzionare le differenti componenti tutte assieme, ma per ora le intenzioni si limitano alla forma ipotetica. A mettere le cose a posto ci pensano gli Ufomammut. Che la strada intrapresa fosse quella di indirizzarsi verso un’identificazione musicale sempre piu’ slegata da generi specifici (pur se chiaramente riconducibile a un preciso contesto) e sempre piu’ capace di raffigurare se stessi in quanto entita’ individuale e non replicabile lo si era gia’ appurato, ma da quanto sentito si e’ avuta la certezza definitiva che e’ stato pianificato un iter evolutivo, che ha portato alla fusione e compattazione di magma, frammenti spaziali, frequenze d’onda, maree oceaniche, ricordi tribali concentrati, derive apocalittiche e ipnosi indotta. Un’esperienza, prima che un concerto, concretizzatasi per mezzo di chitarra, basso, batteria, moog, voce e anima, e dove l’assorbimento e il rilascio (di suoni) produce un’osmosi continua.
Roberto Michieletto