AA.VV. | Neurosounds Vol.1: Stones From The Sky
Tripla recensione per una grande iniziativa sotto licenza Creative Commons. La compilation qui elogiata si trova gratutiamente a questo indirizzo.
http://neuroprison.blogspot.com/2007/12/neurosounds-vol1.html
Please, spread and support.
La compilation “Stones From The Sky Vol.1” nasce da un’idea dei ragazzi del forum di Neuroprison, spazio web dedicato ai Neurosis e alle sonorità “post” in generale. Lo scopo della compilation è dare spazio a tutte le più interessanti realtà tricolori legate a quel calderone sonoro che indicativamente si suole chiamare “post-core”, ma che in realtà è un’etichetta che può comprendere le più variegate forme sonore, purchè improntate su una sana sperimentazione e su una ricerca di una personalità ben definita. Questo per chiarire che non ci troviamo di fronte a un piccolo ricettacolo di figliocci di Steve Von Till, bensì a una manciata di band eterogenee, dalla quale emerge come in Italia il suono di Neurosis, ma anche di Breach, Isis, Pelican, Converge, Today Is The Day e la grande lezione di Justin K Broadrick (per citare solo i più noti, la lista sarebbe alquanto lunga), abbia dato linfa a una grande schiera di giovani musicisti. “Stones From The Sky Vol.1”, pubblicata sotto licenza Creative Commons e liberamente scaricabile (comprensiva anche di pregevole artwork) dal web, si divide in due parti: un cd X e un cd Y.
Il cd X propone subito alcuni pezzi da novanta, di sicuro noti al pubblico di certe sonorità, che danno subito spessore e credibilità all’operazione e fanno giustamente da traino per i meno noti colleghi. Parliamo di Lento, Morkobot, Vanessa Van Basten e Infection Code, quattro band che sono in grado di attirare gli appassionati, soprattutto i primi due nomi di casa Supernatural Cat (Ufomammut, per intenderci), che regalano brani maiuscoli e di qualità. Dopo i quattro assi la compilation si mantiene su buonissimi livelli, riservando particolari sorprese soprattutto coi pezzi dei giovanissimi Storm {O}, alle prese con uno stile rabbioso fatto di esplosioni/implosioni, degli Amia Venera Landscape, con una personale rivisitazione dell’Isis-pensiero, e i furiosi Tears|Before, autori di una prestazione muscolosa e d’impatto.
Il cd Y non schiera gruppi del calibro di Lento e soci, ma riserva ad ogni modo ottimi spunti e band davvero interessanti. Anche in questo caso è realmente difficoltoso citare solo qualcuno, data il livello piuttosto alto di tutta la seconda parte della compilation. Andando a pescare chi colpisce di più l’attenzione a un primo impatto, menzioniamo l’incedere “arioso” dei Fog In The Shell, le inflessioni quasi Godflesh/Jesu dei sorprendenti A Dead Cold Body e i sei coinvolgenti minuti in cui si struttura la prova degli Orbe.
Al di là delle singole segnalazioni che trovate nelle righe sopra, è importante sottolineare come questa compilation abbia il merito di andare a documentare la situazione italiana per quel che concerne le sonorità più legate alla sperimentazione, avendo il coraggio di proporre accanto ai pochi nomi di spicco una serie di band interessanti e di valore, che trovano così modo di uscire allo scoperto e di farsi notare. Anche solo per questo motivo, “Stones From The Sky Vol.1”, merita attenzione e incondizionato supporto. Scaricatelo in massa. Un applauso ai ragazzi di Neuroprison e uno alle band coinvolte. Il voto che trovate in fondo è una sintesi tra il valore documentario dell’operazione e la sua qualità.
P.S.: Mi scuseranno i Viscera/// se il sottoscritto ha evitato volutamente di nominarli, ma il conflitto d’interessi/sentimentale è troppo grande ed evidente.
A cura di: Luca Pizzarotti [luca.pizzarotti@audiodrome.it]
Voto: 5/5
L’Italia sta dando vita a una scena post-tutto particolarmente vivace. Nascono molti gruppi che si preoccupano di andare a esplorare territori tra i più diversi, partendo dalle aree geografiche e musicali più disparate. Dal forum Neurosounds giunge questa compilation che propone un riassunto di tutto questo fermento: in due dischi si può assaporare quanto è stato prodotto dal nostro paese nell’arco di pochi anni.
La qualità dell’intera operazione è altissima, si parte con i nomi più conosciuti, che fungono da sigillo di garanzia per poter dare spazio ai gruppi meno noti: si inizia quindi con le teste di serie Vanessa Van Basten, Lento e Morkobot, con proposte a volte più melodiche, a volte più criptiche o distorte. Dopo aver aperto la strada, viene lasciato ampio spazio a gruppi tra i più diversi, a riprova del fatto che il termine “post” può voler dire qualunque cosa. Nel massacro sonoro dei due dischi c’è spazio per influenze di ogni tipo, da quelle direttamente derivate dai Neurosis, a quelle debitrici di nomi come Eyehategod, Jesu, Tool, Converge, Soilent Green o Isis, senza per questo mancare d’originalità. Tratto comune di tutte le band presenti è la personalità e la forza con la quale propongono nuove direzioni, con la quale aprono nuove finestre su musica su cui spesso sono i primi a mettere gli occhi.
Nel primo disco si distinguono gli ottimi e violenti Storm{O}, gli Psychocean, i Juggernaut, che tengono fede al proprio nome con uno dei brani più pesanti della compilation, e i Last Minute To Jaffna: il disco X offre una panoramica di brani per la maggior parte brevi, dalle atmosfere asfissianti e serrate, in cui raramente trovano spazio dilatazioni o momenti strumentali particolarmente ariosi. Ci si concentra su urla, distorsioni esasperanti e marciume soffocante, elementi che accomunano tutte le band di questo primo disco, a esclusione proprio degli Psychocean.
Passando attraverso i suoni dilaniati dei Deflore si arriva al disco Y, che invece incarna un’anima completamente diversa: brani lunghi, spazi molto più ampi e paesaggi dalle larghe vedute. A partire dai One Starving Day le sensazioni sono più rilassate e si può tirare il fiato. Spiccano ToMyDeepestEgo e Three Steps To The Ocean, che inanellano due tra i brani migliori di tutta la compilation, e A Cold Dead Body, con una serie di riff azzeccatissimi. Chiude Larva con un brano interamente composto da elettronica e campioni, che sfuma lasciando un senso di sospensione, che forse è da intendere come un finale aperto che dà spazio alla produzione di un seguito: non sappiamo ancora se ciò accadrà, ma sperare è gratis.
Va segnalato infine che “Stones From The Sky” è gratuita, pubblicata sotto licenza Creative Commons e interamente scaricabile: se dal lato musicale questa era già un’operazione da elogiare, questa scelta la rende un esempio da seguire e la accosta alle stonerose Desertsound. Non rimane che scaricare, ascoltare ed entrare in contatto con una scena viva, agitata e costantemente in subbuglio. Chi rimane indietro, o è grasso e ha il fiatone, oppure sta perdendosi colpevolmente un sacco di buona musica.
A cura di: Alberto Trentanni [alberto.trentanni@audiodrome.it]
Voto: 5/5
Morbida Aggressività.
Lodevolissima iniziativa patrocinata dalla comunità Neurosounds e dedicata al post-core in tutte le sue forme, questa compilation raccoglie pezzi scaricabili gratuitamente, realizzati da quanto di meglio da offrire ha la relativa scena italiana. È suddivisa in due Cd, X e Y, il primo denso di sonorità più toste e pesanti, il secondo caratterizzato da una maggiore liquidità e rilassatezza, pur rimanendo nello stesso ambito sonoro. Partenza a pieni giri con il post-core personalissimo dei Vanessa Van Basten, con i Lento e con la solita miscela esplosiva caricata a molle dei Morkobot e la loro “Zorgongollac”. Più canonicamente hardcore/metal gli Infection Code, aggressivi e acidissimi i Tears|Before, con una “Portland” ricca di fermate e ripartenze sostenute da una batteria ora metal ora più dinamica. Splendida scheggia hardcore per gli Incoming Cerebral Overdrive, mentre sono al limite del doom (e con inserti chitarristici che ricalcano lo stile di Omar dei Mars Volta) gli Storm{O}. Cascate di feedback aprono “Illusion” dei Sicklown, che proseguono con andamento quasi thrash per poi liberarsi in uno sviluppo che non sfigurerebbe affatto in The Eye Of Every Storm dei Neurosis. Più “rock” è “Overtones” dei Psychocean, quasi provenisse dai gloriosi dischi degli Screaming Trees targati SST dei tempi che furono, alternanze brusche e più rilassate anche per gli Amia Venera Landscape, con tanto di chitarra acustica ad ornare una splendida e varia “A New Aurora”, estratto migliore del cd X. Ci vanno vocalmente giù pesante gli Juggernaut, mentre il tessuto sonoro è rallentato e meno abrasivo, oscuri e racchiusi in riff granitici i Jagannah, così come i Last Minute To Jaffna con una lunga e un po’ ridondante “Dawn”. Concludono il primo cd i Deflore con “Home”, esperimento da tre minuti psycho/postcore a ricordare certi Smashing Pumpkins degli inizi nei loro momenti più pesanti.
Come già annunciato, più sperimentali, eterei, psichedelici e strumentali i pezzi appartenenti al secondo cd. Il post-rock, infatti, si fa spazio tra le asperità e reca con sé anche un minutaggio maggiore per ogni canzone. A riprova lo splendido violino che serpeggia suadente nella “Black Star Aeon” degli One Starving Day. Malinconici e sempre una certezza i Fog In The Shell, non spicca invece per originalità compositiva la “Mizar” dei Tomydeepestego, mentre languida e onirica scorre via piacevole la “Submerged Universe” dei Three Steps To The Ocean, con tanto di intermezzo elettronico a spezzare la tensione.
Più dolce e melodica delle altre, “White Files” dei Viscera/// ricorda determinati passaggi sonori di quei Marlene Kuntz ancora arsi da volontà soniche.
Landscape da universo in espansione per gli A Cold Dead Body, grazie a contrappunti di pianoforte, archi e un basso distorto, rifrazioni elettroniche per gli Orbe, con una “Aleph” che sarebbe stata bene anche nel cd X, visti gli evidenti spunti hardcore. Riuscita la “Glimmervoid” dei Torquoise, soprattutto per via del finale in crescendo che fa dimenticare i minimi spunti gothic dell’apertura. Chiude la partita “La Pioggia E Le Lumache” dei Larva, con tanto di field recordings e un andamento a tratti dubstep/ambient virato inevitabilmente al nero.
Progetto riuscito, quindi, anche se non raggiunge il massimo dei voti, perché paradossalmente il piatto è troppo abbondante e ci scappano momenti di stanca, soprattutto per quanto riguarda il cd Y. Magari diminuire i pezzi presentati avrebbe giovato in generale, ma è solo un piccolo appunto a un documento musicale che testimonia l’estrema vitalità delle tante band presenti.
A cura di: Giampaolo Cristofaro [giampaolo.cristofaro@audiodrome.it]
Voto: 4/5
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=2949