Intervista ai LAST MINUTE TO JAFFNA
Gli scenari apocalittici di un paesaggio devastato dalla potenza della natura, atmosfere cariche di tensione, musica che mira ad avere un forte impatto emotivo e non solo sonoro… questi sono i Last Minute to Jaffna che in occasione dell’uscita del loro nuovo album “Volume II” perArgonauta Records con il titolo Volume II il 2 Marzo, ci hanno concesso un po’ del loro tempo per chiacchierare con noi non solo di questo progetto musicale, ma anche di molto altro ancora.
Les Fleurs du Mal: È proprio da qui che voglio partire, dalla pubblicazione di Volume II che, nel 2014, è stato preceduto da Volume III. Scelta interessante la vostra, un po’ fuori dagli schemi. Potete raccontarci un po’ di più su questa decisione?
LMtJ: Ciao Dora, grazie per averci contattato. Non è stata una cosa voluta, diciamo che sarebbe dovuto uscire prima Volume II e successivamente Volume III (che – rimanendo in ambito bibliografico – di fatto è una sorta di appendice dei primi due volumi), però per tutta una serie di motivi contingenti è uscito prima il III ed ora finalmente esce il II.
LFdM: Ascoltando il disco è chiaramente rintracciabile non solo l’impronta metal, ben presente e quasi solida base, ma si possono captare tantissime altre suggestioni sonore, tutte tese alla creazione di un’atmosfera davvero molto particolare e di difficile catalogazione. Dato che ho l’occasione di parlare direttamente con voi, qual’è o più propriamente quali sono i generi che davvero vi possono definire come musicisti?
LMtJ: Bella domanda. La componente metal c’è senza dubbio perché ognuno di noi presto o tardi ha ascoltato metal, ma prima di pensare a quale genere possa appartenere la musica che stiamo facendo, cerchiamo di creare un’atmosfera, una determinata tensione. Quando abbiamo cominciato a suonare si parlava di post core, ora invece si parla di post metal; sono definizioni sufficientemente vaghe per inquadrare più o meno il genere, dopodiché come si diceva prima più che la definizione a noi interessa quello che trasmette la musica.
LFdM: Siete una band attiva da ormai dieci anni, eppure la vostra produzione discografica è circoscritta. Non fraintendetemi, non credo sia un male, a volte certe band peccano di presunzione e sfornano a raffica un prodotto che, a livello di contenuti, non è capace di dare molto a chi ascolta, questo invece non sembra accadere con voi. Tre album, è vero, ma strutturalmente molto solidi e sicuramente ben curati. Qual’è stato il vostro percorso in questi dieci anni.
LMtJ: E’ stato il percorso di un gruppo che da un lato tira avanti nonostante le mille difficoltà di tutti i giorni, difficoltà che hanno portato diversi avvicendamenti nella formazione. Dall’altro sicuramente non ci piace fare le cose tanto per farle, quindi prima di registrare un disco vogliamo esser convinti al 100% dei pezzi e, dati i gusti parecchio diversi, non è sempre facile trovare la soluzione che convinca tutti. Qualcuno l’ha definita “attitudine slow food”, non so se ci possa stare il paragone culinario, ma l’idea ci piace.
LFdM: Sono rimasta colpita dall’interessante scelta di nominare le tracce (ma alla fine gli interi album) come se fossero dei capitoli di un romanzo piuttosto che vere e proprie tracce di un cd. A chi è venuta in mente questa idea, davvero particolare, e come mai avete continuato a portarla avanti?
LMtJ: Le parole spesso distraggono dalla musica e volevamo che fosse esclusivamente la musica a parlare; di qui la scelta di non dare titoli a pezzi e dischi e non pubblicare i testi. Ci piace l’idea che ognuno sia libero di interpretare i pezzi a modo suo.
LFdM: Musica e testi, due parti estremamente importanti all’interno di un progetto musicale. Quanto la musica ispira i testi e quanto, invece, sono i testi a portare ad una determinata scelta melodica? E poi, è sempre così o c’è una parte di emotività e di trasporto che esula da questi due elementi rendendo il processo creativo quasi improvvisato, non costretto in rigidi schemi?
LMtJ: Inizialmente i testi nascevano parallelamente alla composizione della musica e non dovevano rispettare schemi particolari perché la voce era principalmente urlata. Col passare degli anni abbiamo cominciato ad inserire parti più melodiche all’interno dei pezzi e di conseguenza abbiamo anche cominciato a costruire degli arrangiamenti intorno alle linee vocali, quindi i testi sono divenuti parte integrante della scrittura – pur rimanendo legati alle atmosfere evocate dalla musica.
LFdM: Nel creare i Last Minute to Jaffna quali sono stati gli obiettivi che vi siete posti come band e, magari, anche come singoli individui? Siete riusciti a raggiungerli o ne avete aggiunti altri nel corso della vostra carriera?
LMtJ: Se penso a dieci anni fa, direi che l’unico obiettivo che avevamo era di divertirci e fare musica che ci piacesse e senza dubbio possiamo dire di esserci riusciti. Ci siamo anche tolti diverse piccole/grandi soddisfazioni, dal suonare assieme a band di cui siamo grandi fan al conoscere persone con cui sono nate profonde amicizie.
LFdM: Le vostre esperienze di singoli, a livello musicale, sono tra le più varie e disparate. È stato difficile farle andare tutte d’accordo o avete subito trovato il giusto compromesso tra loro, riuscendo a investire al meglio il vostro background in nome del progetto dei Last Minute to Jaffna?
LFdM: E ora una piccola curiosità. Jaffna è una città dello Sri Lanka, lo so perché faccio ripetizioni ad un bambino che arriva proprio da lì, quindi l’impatto del vostro nome su di me ha avuto una portata differente rispetto a chi potrebbe non saperlo. Come mai avete scelto proprio questo nome per contraddistinguere le vostra band? Siete mai stati in Sri Lanka e, magari, vi siete fatti perfino ispirare dalle sue atmosfere, oppure è stata una scelta casuale, dettata magari da una questione di musicalità o anche di mistero legata al nome?
LMtJ: La scelta è legata a un’evento abbastanza tragico, lo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano. Abbiamo cominciato a suonare pochi mesi dopo quella catastrofe, e traendo ispirazione dagli scenari apocalittici di quei giorni abbiamo scelto Jaffna perché ci sembrava una scelta meno scontata rispetto ai posti della Thailandia che erano sulla bocca di tutti.
LFdM: Con l’uscita di Volume II immagino arriveranno anche i concerti in giro per l’Italia e magari anche per l’Europa. Come vivete questo momento fondamentale per una band, ovvero quello che porta dallo studio direttamente a contatto con i fan? E che ruolo ha per voi?
LMtJ: I concerti rappresentano forse la parte più divertente del suonare in un gruppo, non tanto per il momento del concerto in sé – che comunque è catartico come pochi – quanto per quello che accade attorno, prima e dopo.
LFdM: Un bilancio fin qui? Cosa vi aspettate dal vostro futuro imminente e quali i progetti a lunga scadenza?
LMtJ: Fino qua il bilancio non può che essere positivo, nonostante tutti i casini che chi suona musica di un certo tipo conosce bene. Nel futuro più prossimo speriamo di suonare moltissimo in giro, mentre come progetti più a lunga scadenza abbiamo già un po’ di materiale pronto per una futura uscita.
Vi ringrazio davvero molto per il tempo che ci avete dedicato e in bocca al lupo da tutto lo staff di Les Fleurs du Mal.
Dora
Grazie a te e a chi ha avuto la pazienza di leggere fino qua. A presto!
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