LAST MINUTE TO JAFFNA – Volume I
Quando l’obiettivo primo di una produzione artistica è l’esprimersi, la più grande difficoltà è senza dubbio riuscire a fermare le idee prima che esse implodano. I Last Minute To Jaffna ci han provato. Nonostante i numerosi cambi di line-up, la band torinese, dà, con questo Volume I, una forma più definita al materiale accumulato nel corso della sua giovane vita, scolpendo l’esperienza live e gli ottimo spunti del precedente promo con granitici colpi di classe e buon gusto.
Dalle cinque songs non trapela nessuna frettolosa inclinazione avanguardista, ma tanta consapevolezza nei propri mezzi e conoscenza del materiale proposto. Una ricerca dall’attitudine quasi scientifica che si prefigge di trovare spunti percorribili a quel mood hardcore divenuto marchio di fabbrica dei Neurosis (post-Through Silver In Blood) senza snaturarne atmosfere e dinamiche. La finalità ultima diventa quindi avvicinare dei canovacci musicali già esistenti al proprio vissuto, alle proprie necessità espressive, al proprio background culturale.
L’intero iter del disco si dipana simmetrico attorno ad influenze ben marcate: la solenne alternanza di pieni e vuoti dei quarantacinque minuti ondeggia fra deflagrazioni rimembranti i Cult Of Luna e progressioni alla Isis; il riffing interseca doom a geometrie di matrice Tool, concedendo addirittura leggere cavalcate black e disperati assalti in stile Converge. Lo splendido avvallamento centrale ambient/drone impenna qualitativamente tutto il full-length, impreziosendolo con venature isolazionistiche (echeggianti agli oscuri paesaggi di Lustmord), ed aprendone una seconda parte decisamente superiore alla precedente. Chapter V e Chapter XI, infatti, si rivelano i brani più riusciti ed identitari dell’intero album, grazie soprattutto ad una prova vocale variegata e fortemente emozionale, che sa alternare l’urlato classico del genere con soluzioni raffinate e poco inflazionate; il gran merito del vocalist, infatti, è quello di depurare le esplosioni growl delle “convenzioni” del post-core, caricandole di phatos attraverso anticamere che rimandano tanto al sussurrato dei primissimi Calla (Chapter XI) quanto a cavernose sonorità degli anni ottanta (vedi incipit di Chapter V), dimostrazione che la lezione canora di Von Till non è l’unica via di fuga.
Ottima prima per un gruppo che mostra grande professionalità e passione, oltre, soprattutto, ad un’umiltà compositiva capace di esaltare alla perfezione l’interiorità dei suoi membri; se i Last Minute To Jaffna avranno la parsimonia di continuare il loro minuzioso lavoro di sfumature sarà lecito aspettarsi un futuro solido e portatore di belle sorprese, tanto in ambito nazionale quanto internazionale.
Marco Marzuoli
https://baronedelmale.wordpress.com/2008/12/31/last-minute-to-jaffna-%E2%80%93-volume-i/