LAST MINUTE TO JAFFNA – Volume III
In tanti sostengono che le vere potenzialità di una band emergono in unplugged: gli strumenti elettrici vanno a creare una sorta di velo di Maya, distorcendo la reale anima dei brani; la dimensione acustica, invece, non può mentire. Se ne sono accorti i Last Minute To Jaffna in occasione di un set acustico di Scott Kelly(Neurosis), e da qua la decisione è stata immediata. Prima di dare alle stampe‘Volume II’, dunque, ecco fare la comparsa ‘Volume III’, interamente acustico. E già il titolo la dice lunga su quanto i nostri vogliano sovvertire il naturale ordine delle cose.
Ero particolarmente curioso di scoprire come avrebbe calzato questa nuova veste in un genere quale lo slowcore, e devo dire che il risultato non è affatto male. I brani hanno un suono pieno, rotondo, corposo, a cui non manca certo la potenza (‘Chapter VI’) e l’introduzione di strumenti tutt’altro che convenzionali (viola, kaolimba, corno) conferisce al tutto un sapore folkloristico e vagamente orchestrale. Ma oltre a uno spiccato sapore (neo)folk c’è molto altro in questo album, per esempio rieccheggiano in qua e in là gli Ulver più oscuri e solenni di ‘Shadows Of The Sun‘ (forte la loro impronta in ‘Chapter XIII’).
Certo, il piano principale su cui vanno a inquadrarsi i Last Minute To Jaffna è quello dei suoni psichedelici. Non si riscontrano soluzioni particolarmente esplicite in tal senso, ma alla lunga le linee proposte fanno il loro dovere. Importante in proposito è la voce, calda, delicata, melodiosa, che si elegge quasi alla stregua di un narratore esterno: esemplare il lavoro svolto in ‘Chapter XXV’. Questi brani sono una ninna-nanna che ti viene cantata alle ultime luci del giorno, e al tempo stesso il sogno che subentra quando il giorno ha lasciato il posto alle stelle, le quali ci sovrastano maestre. Non c’è ansia o timore nella musica dei Last Minute To Jaffna, c’è solo una soffice dimensione onirica in cui ondeggiare senza tempo né spazio. Forse è questa la principale differenza rispetto all’elettrico: le distorsioni ti catapultano alla deriva in un abisso interiore, l’acustico invece ti elegge ad altro da sé.
L’esperimento proposto con ‘Volume III’ può dunque considerarsi riuscito. L’esperienza acustica proietta i Last Minute To Jaffna in una sorta di dualismo tra bene e male, perché da ora in poi sarà molto ardua un’eventuale scelta di privilegiare il materiale elettrico. Qua ci sono un sacco di idee che meritano di essere sviluppate in futuro; nel frattempo, io mi pregusto già il momento in cui avrò davanti ‘Volume II’, e preparo la mia anima ad addentrarsi nell’abisso.
Francesco Salvatori
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