NEUROFEST 2 | 15/11/2008
Audiodrome non poteva certo mancare al secondo appuntamento con il Neurofest, festival nato dalle menti che bazzicano il mirabolante forum Neuroprison (message board dedicata ai Neurosis, ma dove in realtà si parla un po’ di tutto ciò che accade nell’ambito della musica rumorosa e post-tutto) e organizzato in collaborazione col centro culturale Ekidna e l’etichetta/distro Cyniclab.
Per fortuna che sapevo la strada, visto che la prima volta che sono andato alla nuova (ormai da qualche anno, a dire il vero) sede dell’Ekidna – suonavano i Talibam!, mi pare di ricordare – mi sono inesorabilmente perso e sono arrivato fino a Carpi, anche se a mia discolpa giocava il fatto che ci fosse buio e piovesse un pochetto. Eccomi quindi giungere nel tardo pomeriggio in quel di San Martino Secchia, sotto un cielo novembrino color nulla e tendente al piovereccio: meglio di notte a questo punto, anche se non mi sono certo recato in questa vecchio edificio scolastico (così pare) ai margini della campagna modenese per starmene con la testa per aria a guardare le nuvole. Ben consapevole che un evento del genere difficilmente sarebbe cominciato all’orario prestabilito (le 17,30, ma in questi casi è ormai prassi comune non rispettare gli orari) me la sono presa comoda, e nell’attesa che il primo gruppo del lotto salisse sul palco ho iniziato a scaldare l’ambiente con un paio di birre, gironzolando dentro e fuori dall’edificio e scambiando quattro chiacchiere con i pochi presenti che già conoscevo. Nonostante all’inizio ci fossero davvero quattro gatti, l’atmosfera che si respirava è stata fin da subito quella giusta, rilassata e amichevole, benché per qualche non ben precisato problema (pare che qualcuno non ce l’avrebbe fatta ad arrivare in tempo per suonare) la scaletta abbia subito qualche stravolgimento, costringendo i Viscera /// a salire sul palco subito dopo i Donkey Breeder, che di lì a poco avrebbero aperto le danze. E dopo l’immancabile soundcheck ecco che i quattro modenesi partono col loro robusto post-rock strumentale dai profumi progressive e psichedelici, due chitarre, un basso e una batteria che coinvolgono sin dalle prime note, grazie anche all’ottima acustica del locale: peccato solo che a vederli ci saranno state si e no dieci persone. Si arriva invece alla ventina quando salgono i Viscera ///, band cremonese che con l’ultimo album Cyclops (Soulflesh Collector, 2007) ha dimostrato di avere ben più di una freccia infuocata al proprio arco. E infatti i quattro non deludono affatto le aspettative, vomitando sul pubblico un fiume nero pece che frulla post-metal, death e grindcore, tanto violento quanto eclettico, anche se i suoni tendevano ad amalgamarsi in un unico bolo di rumore che fa male, e tanto, alle orecchie: promossi in pieno. La musica dell’apocalisse, più o meno. Un altro tipo di botta è stato quello proposto dai pistoiesi Incoming Cerebral Overdrive, vicini a certo post-hardcore “convergente” che non sfigurerebbe affatto tra le prime cose Hydra Head; l’originalità magari sta da altre parti, ma le staffilate inferte dai cinque hanno colpito davvero duro, con riff secchi e taglienti e la voce del cantante che esprimeva pura rabbia. E mentre la sala cominciava a riempirsi ben bene ecco giungere da Bologna gli Icon Of Hyemes, brutalissimo hardcore suonato a rotta di collo con invidiabile precisione (si vede che i membri sanno come maneggiare gli strumenti, specie il batterista) che alla lunga però ha rischiato di annoiare un pochetto. Dopo una pausa cena dalla durata imprecisata ma tendente all’infinito – che mi ha però permesso di mangiare un quintale di prelibato cous cous con le verdure, preparato dai ragazzi dell’Ekidna – ecco che per favorire la digestione hanno ripreso il discorso i torinesi Last Minute To Jaffna, riducendo il tasso di violenza col loro massiccio rock dalle atmosfere malinconiche, che alterna momenti di quiete, su cui scivola la voce pulita del cantante, a intense impennate di furia hardcore: non li conoscevo ma mi hanno sorpreso molto, e assieme ai Viscera /// sono stati i più convincenti dell’intero festival. I padovani Putiferio erano probabilmente la band più attesa di tutti, sia perché il loro Ate Ate Ate (Robotradio Records, 2008) è uno dei migliori dischi rock italiani di quest’anno sia per il fatto che i loro membri, senza voler fare i soliti nomi tipo Giulio Favero, sono personaggi che già hanno dimostrato in passato di saperci fare: prevedibilmente hanno dimostrato di saper tenere benissimo il palco, proponendo un abrasivo noise rock figlio degli anni ’90 che non ha lasciato scampo. Forse un po’ fuori contesto, ma comunque notevoli. Degna chiusura del festival con i lanciatissimi triestini The Secret, che sono tra le band più convincenti in ambito italiano gravitanti attorno al pianeta hardcore e derivati: l’ora è tarda, ma la furiosa proposta musicale dei quattro ha lasciato decisamente il segno, con gli spettatori sfiniti ma soddisfatti. Nonostante l’afflusso di pubblico non sia stato travolgente, questa seconda edizione del Neurofest può quindi considerarsi decisamente riuscita, sia per quanto riguarda l’ottima qualità generale delle band che vi hanno preso parte (a conti fatti mi sono piaciute un po’ tutte) sia per il clima positivo che si è respirato. Zero tensioni – giusto il piccolo disagio causato dal cambio di scaletta – e molta voglia di stare assieme, tutti uniti sotto la bandiera nera della musica pesante, che piace tanto a grandi e piccini.
Valerio Spisani